La fraternité un défi politique, Nouvelle Cité, 553/2012.
La storia delle idee dell’ultimo secolo racconta le vicende dei numerosi tentativi del pensiero che, ripudiate - per orrore dei loro fallimenti - le tradizionali ideologie politiche, tentano nuove strade. E in esse si rendono conto della rozzezza delle precedenti astrazioni di fronte alla sfida lanciata dal concreto vivente, che chiede di venire compreso e rispettato senza imposizioni. Per comprendere ciò che è semplice - la vita nella sua realtà - si scopre la necessità di un pensiero non semplicistico ma dinamico e - paradossalmente - capace di vedere le relazioni complesse. La recente enciclica Caritas in veritate segna un punto di svolta nell’elaborazione di questo pensiero realmente “comprendente”. L’editoriale cerca di metterne in luce la logica profonda, il paradigma dinamico che emerge nei primi paragrafi dell’enciclica. Ad esso, la stessa enciclica dà concrete applicazioni nella lettura delle relazioni sociali, in particolare attraverso l’idea di fraternità.
A história das ideias do último século conta as numerosas tentativas do pensamento que, repudiando - por horror às suas falhas - as tradicionais ideologias políticas, tentam novas estradas. E, nessas, se dão conta da aspereza das abstrações anteriores frente ao desafio lançado pela vida concreta, que pede para ser entendida e respeitada sem imposições. Para compreender aquilo que é simples - a vida em sua realidade - se descobre a necessidade de um pensamento não simplista, mas dinâmico e - paradoxalmente - capaz de ver as relações complexas. A recente encíclica Caritas in Veritate assinala um ponto de virada no desenvolvimento deste pensamento realmente "compreensivo". O editorial procura pôr em luz a lógica profunda, o paradigma dinâmico que surge nos primeiros parágrafos da encíclica. Para isso, a própria encíclica dá aplicações concretas na leitura das relações sociais, em particular através da idéia de fraternidade.
La Rivoluzione francese del 1789 inalbera, fra i numerosi “motti” che si susseguono nei cinque anni che trascorrono dalla convocazione degli Stati Generali alla reazione termidoriana, anche la celebre divisa “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Essa non diviene però una divisa ufficiale; a renderla tale è solo la Repubblica rivoluzionaria del 1848.
La rivoluzione del 1789 inizialmente mise a fuoco soltanto il primo principio del trittico: la libertà; e neppure questa era, al cominciare dei moti, il punto di riferimento per tutti quelli che volevano cambiare la situazione. I francesi, dopo l’89, impararono un po’ alla volta a sentirsi liberi, ma, finché durò la monarchia, non si sentivano affatto uguali.